Il Camparino non è solo un caffè, ma il simbolo di Milano che corre da 100 anni
Credits: Camparino in Galleria - Artwork @Simone BrillarelliIl Camparino è il ritrovo milanese per eccellenza dal 1915. Il vero bar all’italiana che ha riunito intellettuali e artisti, che è ancora oggi un faro per la città.
“Oggi serviamo più di 500 caffè al giorno, ed è bellissimo vedere come si fondano insieme le persone che a metà mattina bevono l’espresso a quelle che invece prendono l’aperitivo che precede il pranzo.”
Quella del Camparino non è solo la storia di un luogo, di un caffè di passaggio o del rito ormai conosciutissimo dell’aperitivo al bancone e del caffè espresso. Il Camparino, dal 1915, è l’immagine di Milano stessa, della Milano che abbiamo imparato a conoscere oggi, dinamica, veloce, innovativa e aperta.
Nel 1915, nell’anno in cui l’Italia decideva di entrare nel primo conflitto mondiale della storia, Davide Campari – figlio di Gaspare, inventore del bitter Campari – decise di aprire un locale fratello al caffè con ristorante del padre sull’altro lato della porta di Galleria Vittorio Emanuele II che affaccia su piazza del Duomo. Scelse il nome Camparino, perché lo considerava il fratello minore di quel Caffè Campari diventato ritrovo dei milanesi dal 1867 e che oggi non esiste più.
Fu il primo posto con un sistema idraulico capace di portare da una cisterna nei sotterranei, l’acqua frizzante per i cocktail direttamente al bancone del bar (le seltzer sono ancora oggi quelle originali). Fu il ritrovo del Futurismo milanese, il luogo in cui amavano fermarsi a chiacchierare Verdi, Puccini e Toscanini prima di raggiungere il Teatro alla Scala e pare ci andassero spesso anche Totò, per godersi un caffè al bancone e il re Umberto I.
Dal 1915, il Camparino è stato il fratello minore del Caffè Campari, ma dinamico: era il posto che vibrava, quello che andava avanti con una città che sembrava inarrestabile, popolata di artisti, imprenditori e intellettuali. Lo è stato lungo tutto il ‘900 e lo è anche oggi, in una forma evoluta capace di mantenere la sua aura elegante dei primi anni.
Uno dei bar più innovativi e interessanti d’Italia e non solo
Dopo diversi proprietari, tra cui l’iconico e quasi scomparso liquore al rabarbaro “Zucca” e un sarto pugliese di nome Guglielmo Miani, che lo rilevò nel 1943 in una Milano distrutta dai bombardamenti, dal 2019 è tornato a essere semplicemente Camparino, dopo una ristrutturazione profonda e un restauro del bancone e dei mosaici Art Nouveau di Angelo d’Andrea, con l’aggiunta di una sala superiore -fino a quel momento chiusa al pubblico-, nuovo tempio del cocktail moderno.
Con le sue poltrone di velluto rosso, i manifesti delle campagne futuriste originali e un affaccio elegantissimo sull’interno della Galleria, questo è oggi uno dei bar più innovativi e interessanti d’Italia e non solo.
“L’innovazione ha da sempre fatto parte di questo luogo,” dice Tommaso Cecca, Global Head di Camparino. “Con il restyling abbiamo voluto mantenere l’eleganza e l’importanza del posto, così come l’accessibilità. Ma, come Davide Campari lo dotò di soluzioni all’avanguardia, dalle macchine per l’espresso alla pistola per la soda, così anche oggi abbiamo scelto il meglio delle macchine per caffè (ma con una linea vintage) e abbiamo un laboratorio dove facciamo i nostri cocktail. Sempre affini ai classici, ma con tecniche all’avanguardia.”
Non di soli cocktail e aperitivi vive, però, il Camparino
Il caffè al famoso Bar di Passo, appena si entra, è un’istituzione per i milanesi ed è proprio questo uno dei primi luoghi in Italia dove il caffè espresso consumato al bancone in massa prende piede: una velocità di servizio del caffè, a volumi altissimi, che ha sbalordito negli anni ’60 Jerry Baldwin, uno dei creatori della catena Starbucks e gli ha dato l’idea per quello che è poi diventato un impero delle caffetterie di stampo statunitense.
“Oggi serviamo più di 500 caffè al giorno,” racconta ancora Tommaso Cecca, “ed è bellissimo vedere come si fondano insieme le persone che a metà mattina bevono l’espresso a quelle che invece prendono l’aperitivo che precede il pranzo.”
Sono passati 108 anni, ma il Camparino riesce a rimanere sospeso tra la modernità e la tradizione, tra la novità e la storia.
Un luogo di incontro che non ha mai smesso di essere il simbolo della socialità milanese e del vero, dinamico, frizzante, bar all’italiana.