Jannik Sinner, “Vorrei prendere un caffè con Alberto Tomba, ma sogno di sfidare Buffon!”
artwork @Simone BrillarelliAbbiamo incontrato il prodigio del tennis, Ambassador Lavazza, in occasione delle Nitto ATP Finals. Il top del tennis italiano racconta a The Blender il top, per lui, dell’Italia
Jannik Sinner, classe 2001, è un vero prodigio del tennis. È il numero 4 al mondo e c’è chi, tra gli addetti ai lavori, lo definisce il tennista italiano più forte di sempre (sì, come ci confida, è anche un pochino scaramantico). Primo tennista italiano in Finale alle Nitto ATP Finals, dove si è classificato secondo, per Lavazza è più di un Ambassador dello sport a livello mondiale.
In questi giorni lo abbiamo incontrato a Torino in occasione del gran finale del tennis maschile in cui i migliori in campo si battono per l’ultimo titolo della stagione (lui compreso, il tennista italiano più vittorioso di tutti i tempi e mai nessuno alla sua età, tra gli italiani, è riuscito a qualificarsi nella storia delle finali ATP).
Il prodigio ci ha svelato i suoi punti di riferimento, quelli di cui non riesce a fare a meno, come i genitori, o di quelle altre stelle italiane come lui che, per Jannik, sono i numeri uno. Non solo. Da poco tornato in Italia, Sinner ci ha raccontato cosa gli manca quando è distante e cosa apprezza di più della nostra Nazione. Senza dimenticarci del caffè, naturalmente.
Partiamo da una recente dichiarazione, che ha a che fare con la colazione. In occasione della tua ultima vittoria a Vienna, hai raccontato che il segreto del successo è stato fare colazione tutti i giorni con i tuoi genitori. Ci racconti come sono andate queste colazioni?
Sono state emozionanti. Quella settimana è stata per me molto diversa dal solito, perché non vedo spesso i miei genitori, quasi mai tutti e due insieme. A Vienna ho passato del tempo insieme a loro solo a colazione, non ci sono state molte altre occasioni, ma è stato come tornare bambino. Mi sono venuti in mente i vecchi tempi, quando ero più giovane, prima di andare a scuola, quando eravamo tutti e tre seduti a tavola. Era tanto che non passavo del tempo così.
Qual è il tuo primo pensiero della giornata, dopo il caffè?
Il tennis, naturalmente. Ogni mattina, dopo la sveglia, bevo il caffè e già la mia testa pensa all’allenamento che dovrò affrontare, o alla partita che dovrò giocare. È per questo che mi sveglio tutti i giorni. Penso sempre che ogni giorno sia un’occasione in più per diventare migliore.
Con chi ti piacerebbe prendere un espresso? Magari proprio qualcuno di italiano. Vale tutto!
Alberto Tomba. Da piccolo sciavo, mi piaceva molto, e lui è sempre stato un mio idolo. Quando ho iniziato a mettere gli sci ai piedi lui non gareggiava più ma le leggende come Tomba vivono per sempre. Vorrei prendere un caffè con lui, forse uno non basta, per scoprire così tante cose. Vorrei capire come si allenava, cosa faceva prima, com’era prima di diventare un grande sciatore.
Ti mancano il caffè e la buona cucina italiana, quando sei all’estero?
Continuamente. Penso che soltanto quando si viaggia tanto ci si renda conto di come la cucina italiana sia la migliore. Oltre alla qualità, è una cucina semplice e sana, e questo, per uno sportivo, è fondamentale. Per non parlare dell’espresso: inutile dire quanto sia difficile trovare un vero espresso all’estero…
Una città italiana a cui sei legato.
Milano, per motivi legati alla mia professione. Qui ho dei bei ricordi di tornei junior che ho fatto tempo fa, al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, come il trofeo Bonfiglio, rivolto ai migliori giocatori under 18 del panorama internazionale.
Un luogo italiano che non hai ancora mai visitato, ma che sogni di vedere presto?
La Sardegna, sicuramente. Sono stato in così tanti posti in Italia, ma in Sardegna mai. Vorrei conoscere quell’isola, soprattutto d’estate, spero di andarci presto.
Noi di The Blender abbiamo parlato di recente con il giovane chef Tommaso Zoboli in occasione dell’apertura del suo ristorante a Modena, Patrizia. Sappiamo che sei il protagonista di un episodio del suo documentario uscito per questa apertura. Tommaso ci ha detto che ancora non sei andato da lui a prendere il caffè, magari sarà lui a venire a trovarti a Torino. Ha detto che forse ti porta dei tortellini… vanno bene? O c’è un altro piatto italiano che preferisci?
Che grande Tommaso! I tortellini vanno benissimo, uno dei miei piatti preferiti. I veri tortellini li ho mangiati proprio poco tempo fa a Bologna, dov’ero con il mio preparatore. Ho assaggiato un piatto di tortellini con la crema di parmigiano: da quel momento mi sono letteralmente innamorato di questo piatto! Non posso mangiarli spesso, ma ogni tanto ci stanno, e se Tommaso me li vuole portare… io sono qui!
Siete tutti e due molto giovani, due talenti. Che impressioni hai di Tommaso?
Aprire un ristorante così giovane non è semplice e lui è riuscito a creare un gruppo di lavoro con ragazzi altrettanto giovani. Questo aspetto va oltre il lavoro: c’è un legame personale molto forte e questa è la cosa più bella. Se le persone hanno tenacia, di sicuro il progetto andrà bene. Anche mio papà è stato un cuoco, ha sempre lavorato nei ristoranti, per questo con Zoboli c’è un legame particolare. Spero di andare a trovarlo presto a Modena. Se non viene lui prima a portarmi i tortellini, ovvio.
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Pistole alla tempia: una canzone o un film italiano che ti piace da impazzire.
Il Gladiatore. Lo so, non è italiano, ma Roma e le atmosfere dell’antica Roma sono protagoniste. È un film straordinario, che ti fa capire che non devi smettere mai di lottare.
In questo momento chiunque vorrebbe giocare a tennis con te. Tra tanti personaggi italiani famosi, chi vorresti in squadra con te in una partita di doppio? E chi vorresti sfidare?
In squadra vorrei Filippo Tortu (giovane velocista italiano, campione olimpico della staffetta 4×100 metri ai Giochi di Tokyo 2020, ndr). Lo conosco, è un bravissimo ragazzo, è molto in gamba. Insieme ci divertiremmo molto.
Chi vorrei battere? Fammi pensare… Diciamo Buffon. È un grande campione, è una leggenda, sarebbe figo sfidarlo. Non l’ho mai conosciuto ma mi piacerebbe, ha tantissima grinta.
Un’ultima domanda. Noi italiani siamo un popolo di scaramantici. C’è qualche gesto, o rituale, a cui non rinunci prima di una partita?
La solita routine: vado spesso nella stessa doccia, o passo sopra le righe del campo con il piede destro. Sì, un po’ è scaramanzia, ma un po’ è anche per concentrazione.
aggiornato il 20/11/2023