Capire Torino visitando uno dei caffè storici più importanti della città
artwork @Simone BrillarelliDa Caffè Torino si viene per provare un bicerin doc, per i tramezzini fatti ancora con la ricetta torinese e per il pranzo preferibilmente consumato nel dehors.
Fra i tavolini del Caffè Torino sono passati praticamente tutti: personalità della letteratura, della finanza, della politica e della musica. Ci ha improvvisato anche un mini-concerto Mahmood in occasione della finale dell’Eurovision Song Contest nel 2022.
“Oggi vediamo soprattutto gli esponenti dell’alta finanza”, puntualizza Nicola Cesaro.
La sua famiglia è proprietaria dello storico caffè dal 2000, ma la storia dell’insegna, come sanno bene i torinesi, risale al 1903, ed è stato il crocevia di personalità come Umberto I, Cesare Pavese, Alcide De Gasperi e Brigitte Bardot.
Ed è facile incontrare anche i calciatori delle due squadre della città, soprattutto del Toro. La motivazione è anche scaramantica, perché il celebre toro rampante di bronzo sotto i portici di Piazza San Carlo, effigie della città nonché della squadra granata, è a un passo. La tradizione è semplice: pestarne gli attributi porta fortuna e i torinesi sono maestri nel farlo con discrezione.
Con altrettanta discrezione, pare che sia una consuetudine divertente per i torinesi proprio il sedersi ai tavolini del Caffè Torino per giudicare la correttezza dell’espletamento del rituale da parte dei passanti.
Una cosa che forse non tutti sanno è che il Caffè Torino è amato soprattutto per il menu del suo ristorante: certo qui si viene a bere anche il bicerin, ma ammette Cesaro che “Da una decina d’anni abbiamo investito molto per rinnovare questo reparto, facendolo diventare un punto di riferimento per la città. E soprattutto nella bella stagione è un piacere mangiare nel dehors in piena piazza San Carlo”.
La sfida, da quando i Cesaro sono entrati in proprietà, è stata richiamare l’animo sabaudo soprattutto nelle ricette, dal caffè all’aperitivo, passando per la pausa pranzo.
Senza tuttavia rinunciare all’atmosfera retrò, che resta quella del caffè storico torinese (uno dei sette principali in città): i richiami Liberty, i marmi pregiati, senza contare gli sfarzosi lampadari in cristallo, le sedie in stile Thonet.
100% torinese: bicerin, gianduiotti e tramezzini
Caffè, cioccolato e panna: “Facciamo 150-200 bicerin al giorno, che sono il caffè tipico di Torino”. Soprattutto i numerosi turisti che passano da queste parti non possono non assaggiarlo almeno una volta, ma il bicerin è molto amato anche dai locals.
La partnership con Lavazza, simbolo dell’operosità torinese, ha fatto il resto, ammette Cesaro. “Il lavoro che è stato fatto sulle miscele ci ha consentito di essere davvero competitivi sul caffè”. E la pasticceria non resta certo indietro; il lavoro è stato sulla riscoperta delle tradizioni con dolci tipici piemontesi, la croissanterie, le monoporzioni fra cui quella a forma di gianduiotto che è uno dei dolci più venduti: “è tutto fatto da noi in laboratorio”, sottolinea Cesaro.
E poi c’è il tramezzino, l’altro simbolo di Torino. Il panino triangolare, battezzato così da Gabriele D’Annunzio per italianizzare la parola sandwich, è una ricetta che nasce proprio a Torino, riadattando al gusto italiano i classici panini anglosassoni che accompagnano il tè delle cinque. “Facciamo i veri tramezzini torinesi, tutti fatti in casa, compreso il pancarrè”, aggiunge il patron.
E ancora l’aperitivo, altro simbolo della città. La storia racconta che sul finire del Settecento Antonio Benedetto Carpano inizia a produrre un vino fortificato con spezie ed erbe: è la nascita del vermouth che proprio a Torino diventa rapidamente di gran moda. Da bere prima dell’ora di cena, un bicchierino di vermouth e qualcosa da mettere sotto i denti per “aprire lo stomaco”, da qui il nome aperitivo.
Oggi è meno frequente che sia ordinato un vermouth e si preferisce piuttosto bere un cocktail, sempre accompagnato da vari stuzzichini. Come dice Cesaro,
“Al Caffè Torino l’ora dell’aperitivo rimane un vero e proprio rito”.