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Come si decora un bar secondo il giornalista e illustratore Biscalchin

Credits: Brambilla/Serrani; artwork @Simone Brillarelli
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È amico dei grandi chef stellati, ha affrescato ristoranti, creato intere linee di comunicazione grafica per marchi del caffè e non solo.

Tutto inizia con un’intervista.

No, non questa che noi di The Blender abbiamo fatto a Gianluca Biscalchin, illustratore che ha firmato numerosi lavori per grandi chef e marchi importanti del food&beverage.

Tutto inizia con un’intervista perché Biscalchin nasce giornalista, poi in un momento di crisi tira fuori dal cassetto una sua passione giovanile (rinsaldata da studi universitari in Storia dell’Arte) e inizia a unire parole e disegni, costruendoci su una carriera decisamente innovativa. Prima ascolta e poi disegna: è questa la cifra che lo distingue.

Giornalista-illustratore o illustratore-giornalista, cosa viene prima?

Io parto dall’approccio giornalistico, per deformazione professionale, e cerco di trovare il linguaggio migliore per raccontare quella storia con i miei disegni. Ho fatto per anni il giornalista a tempo pieno, iniziando a Firenze facendo la gavetta alla Nazione.

Poi sono entrato a RadioMontecarlo dove lavoravo sia per la radio che per riviste di musica e a un certo punto nel 2008 arriva la crisi, proprio quando era pronto il numero zero di una nuova rivista di viaggi curata da me. Mi sono ritrovato da un giorno all’altro senza lavoro, così mi sono buttato sulla gastronomia, entrando in questo mondo e facendomi un’agenda importante.

Quando poi ho rispolverato la mia passione per il disegno questi contatti mi sono tornati utili.

All’epoca il Graphic Journalism in Italia non esisteva.

Infatti. L’idea iniziale era di estendere il racconto e l’inchiesta giornalistica con i disegni, ma inaspettatamente questa cosa è cresciuta uscendo dal mondo del giornalismo, eppure inizialmente rimanendoci ancorata, perché i primi lavori sono stati libri illustrati con chef, come per esempio quello per Cannavacciuolo, ai primissimi tempi di Cucine da Incubo.

Gianluca Biscalchin, Pret-à-gourmet, Mondadori - Milano 2013

Da lì ai locali e ai grandi marchi della gastronomia il passo è stato breve?

La svolta per passare ai locali c’è stata quando mi hanno coinvolto nella creazione dell’immagine di un posto che si chiamava Taglio a Milano, che non esiste più. Era un ristorante-negozio-gastronomia, con un focus forte sul caffè, forse un po’ troppo in anticipo rispetto ai tempi e i disegni servivano per raccontare le diverse tipologie di estrazione.

Poco dopo mi hanno chiamato per l’apertura del Bistrot di Lavazza a Torino, che mi ha dato la grande opportunità di andare a Caltagirone per curare la produzione di ceramiche in esclusiva con i miei disegni che raccontavano i vari aspetti del caffè e del mondo Lavazza.

Stili diversi anche per lo stesso committente?

Sì, lo faccio spesso. Parto dall’ascolto: faccio delle interviste e cerco di andare in profondità e di capire non solo le cose da raccontare, ma come raccontarle e questo emerge non solo nel soggetto, ma anche nello stile che utilizzo, che cambia a seconda di quello che sento.

Ci sono stili più pop, così come stili più ricercati, più caldi, più lavorati, per dare un senso dell’intimità. In generale, però, l’elemento dell’ironia è fondamentale in quello che faccio.

Gianluca Biscalchin, Disegni per la versione digitale interattiva della mostra “Nei Palchi della Scala” per il Teatro alla Scala di Milano.

In questi anni hai lavorato su materiali molto diversi fra loro.

Le carte da parati sono una mia ossessione, ma mi diverto a esprimere la mia creatività su supporti sempre differenti. Per esempio, per il Flagship store di Lavazza a Milano mi avevano chiesto di decorare i grandi pannelli di stoffa cerata che servivano a celare le vetrine nel corso dei lavori.

In quell’occasione ho avuto l’idea di decorarle con una giungla tropicale, che rimandava ai luoghi di origine del caffè e che voleva dar luogo a un’oasi di natura in mezzo alle grigie pietre nel centro di Milano. Una volta finiti i lavori e rimossi questi pannelli dalle vetrine, sono stati oggetto di una bellissima idea, perché sono stati riciclati per creare delle borse, che sono state vendute e il ricavato è andato in beneficenza.

A proposito, le tue illustrazioni sono spesso declinate nei vari aspetti della comunicazione dei locali, compreso il merchandising.

Ho una regola, se non si attua il meccanismo di declinazione vuol dire che l’idea non è buona. La versatilità serve a definire la bontà di un’idea.

Un riferimento artistico?

Fornasetti. Le sue carte da parati sono immortali. A volte mi capita di rendermi conto che sto facendo un’illustrazione che somiglia a qualcosa che Fornasetti aveva fatto già cinquant’anni fa. Però mi consolo pensando che se l’ha fatto lui evidentemente era una buona idea.

Lavori spesso con gli chef stellati. Un lavoro di cui vai particolarmente fiero?

Una carta da parati vegetale, fatta con le foglie di verza, che è servita per rivestire un bagno nella Casa Maria Luigia di Bottura.

Gianluca Biscalchin, Art, Ora d’Aria, Firenze 2021

La soddisfazione professionale più grande?

Una volta di 6 metri per 6 interamente decorata a pennello e acrilico, con decorazioni in oro zecchino per dare luce, che ho realizzato nel 2021 per il ristorante Ora d’Aria di Marco Stabile a Firenze. Ho ripreso l’idea delle grottesche dai soffitti degli Uffizi integrando tutti gli elementi del ristorante, dallo chef agli ingredienti, compreso il piccione, che è una mia ossessione.

Per l’oro zecchino ci siamo avvalsi della collaborazione di un’azienda storica di Firenze, la Giusto Manetti Battiloro, che dal Seicento fa questo per grandi committenze, compresi il Louvre e Buckingham Palace. È un lavoro di cui vado particolarmente fiero, a parte la cervicale di cui ancora soffro. Pare che anche Michelangelo dopo aver decorato la Cappella Sistina ne abbia sofferto. Ma guai a paragonarmi a lui…

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