Chicche di caffè

Perché l’espresso si chiama espresso?

artwork @Simone Brillarelli
Chicche di caffè

La storia del caffè “espresso” è quella di un’invenzione rivoluzionaria, partita da Torino e destinata a cambiare il mondo “velocemente”

Non chiamatelo caffè!

L’espresso è conosciuto in tutto il mondo come il caffè italiano per eccellenza. Infatti, quando ogni giorno al bar ordiniamo al nostro barista di fiducia “un caffè”, in realtà stiamo chiedendo proprio un espresso. Ma qual è la differenza tra caffè ed espresso? Quando si parla di espresso ci si riferisce alla bevanda dalla tipica crema color nocciola in superficie, dall’aroma intenso e preparata esclusivamente con una macchina. A differenza del caffè, invece, che può essere preparato attraverso vari altri sistemi, dalla moka al bollitore per caffè americano e così via: se provate a chiedere semplicemente “un caffè” in un bar all’estero, quasi sicuramente non vi serviranno un espresso. In altre parole, non chiamatelo caffè!

L’espresso: un’idea “veloce” e rivoluzionaria

Siamo nel XIX secolo, i Caffè sono gli eleganti salotti in cui si incontrano letterati, politici o geni dalle idee rivoluzionare. Tra questi c’è anche l’imprenditore Angelo Moriondo, proprietario di alcuni bar di Torino come il Caffè Ligure, che si trova davanti alla stazione di Porta Nuova. Proprio qui Moriondo inventa una nuova macchina per la preparazione istantanea del caffè, in grado di estrarlo in poco tempo e di erogarlo subito, al momento della richiesta del cliente. Per l’esattezza: con questa nuova macchina geniale si possono fare “ben 10 tazze di caffè ogni 2 minuti!”, come riportava in prima pagina La Gazzetta Piemontese dell’epoca.

Museo Lavazza, Prima riproduzione della Moriondo 1884 con materiali originali, un particolare - Officine Enrico Maltoni, 2017
Museo Lavazza, Prima riproduzione della Moriondo 1884 con materiali originali, un particolare - Officine Enrico Maltoni, 2017

Tutto il resto è storia: siamo nel 1884 e la macchina rivoluzionaria viene presentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino. In breve tempo sarà un successo, che poi l’ingegnere Luigi Bezzera, qualche anno più avanti, perfezionerà e diffonderà in tutta Italia. Il caffè è servito a gran velocità, immediatamente, come espresso dal cliente, e diventa un simbolo della rivoluzione del secolo che sta iniziando.

Una curiosità. Non è forse un caso che il bar di Moriondo fosse proprio nei pressi della stazione Porta Nuova, dove i treni partono e arrivano di continuo, compresi quelli veloci: gli espressi, appunto, che per uno strano gioco del destino condividono il loro nome con l’invenzione rivoluzionaria di cui stiamo parlando. Una curiosità che ha colpito anche il mondo della pubblicità, tra cui uno dei padri del moderno cartellonismo italiano, Leonetto Campietto, che nel 1922 ha disegnato il suo manifesto più conosciuto. Un uomo si sporge dal finestrino di un treno veloce, perché intenzionato a prendere una tazza di caffè che esce da una macchina. Il binomio è servito.

Cartolina pubblicitaria Victoria Arduino, illustrazione di Leonetto Cappiello, 1922, @Collezione Enrico Maltoni
Cartolina pubblicitaria Victoria Arduino, illustrazione di Leonetto Cappiello, 1922, @Collezione Enrico Maltoni

Una notte a Torino: un incontro magico

La storia dell’espresso si lega inevitabilmente a Torino, città dove tutto può accadere. È la città delle invenzioni, in particolare quelle legate al caffè e destinate a fare la storia. Non solo per la prima macchina per il caffè espresso di Angelo Moriondo. A questa si aggiunge, tra le altre, l’invenzione delle speciali miscele di Luigi Lavazza. Nel 1895, infatti, Lavazza apre una torrefazione artigianale nel centro storico della città e qui crea le sue prime miscele al consumo. Miscele rivoluzionarie anch’esse, dai gusti equilibrati, mai sentiti prima di allora, capaci di incontrare i diversi favori del pubblico. Il risultato? Una bevanda che riscuote un successo immediato.
Studiando, viaggiando e scoprendo le diverse origini e caratteristiche di una varietà di chicchi di caffè, Luigi, per soddisfare i gusti dei suoi clienti, ha creato così una combinazione di chicchi provenienti da diverse parti del mondo.

Appunti sul caffè venduto e miscele, quaderno, 1932 - 1935 - @Archivio Storico Lavazza
Appunti sul caffè venduto e miscele, quaderno, 1932 - 1935 - @Archivio Storico Lavazza

Ed è proprio nella magica Torino che Angelo Moriondo e Luigi Lavazza si “incontrano”. Un incontro speciale che avviene attraverso il cortometraggio “Una notte a Torino”: un viaggio per la città nei luoghi che rappresentano proprio la storia dell’espresso, compreso il Museo Lavazza, dov’è possibile ammirare, tra le altre cose, anche la ricostruzione della mitica macchina Moriondo 1884 da cui tutto ebbe inizio. Un viaggio in cui tutto può accadere, proprio come l’incontro tra Moriondo e Lavazza: nella magia di Una notte a Torino tutto è possibile.

Scopri l’appassionante cortometraggio di Lavazza e Sky. Guarda il video di Una notte a Torino, con Matteo Paolillo e Paola Buratto:

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