Napoli e il rituale (sacro) del caffè, da scoprire in una delle più note e storiche caffetterie della città
artwork @Simone BrillarelliIl Gran Caffè La Caffettiera è il salotto buono dell’ospitalità napoletana, dove il caffè non è solo un momento di gusto ma un’esperienza che non si dimentica.
“A tutto rinuncerei, tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatto dopo mangiato“. Lo diceva Eduardo De Filippo nella commedia Questi Fantasmi, sublimando il sacrosanto momento del caffè come un rito irrinunciabile, un pretesto, un momento speciale scandito da una liturgia antica, da ripetere ogni giorno.
È proprio a Eduardo, e al suo pensiero che ruota attorno al caffè, che fa riferimento Guglielmo Campajola, storico patron del Gran Caffè La Caffettiera, quando ci accoglie nel suo locale nel quartiere di Chiaia a Napoli. Il bar di Piazza dei Martiri è famoso, fra locals e turisti, da oltre 30 anni per l’arte nella preparazione del caffè e per l’arte della caffettiera napoletana. Non è un caso se proprio qui si è svolta la presentazione di The Blender davanti a giornalisti, creators, e un ospite speciale: Matteo Paolillo, attore e musicista ormai di casa a Napoli.
Gran Caffè La Caffettiera: l’arte di fare il caffè e di sentirsi a casa
“La caffettiera, che dà il nome al nostro bar, è un oggetto iconico per i napoletani. Noi siamo una caffetteria napoletana e in quanto tale il nostro ingrediente speciale è uno solo: l’ospitalità, quella napoletana, un’atmosfera famigliare su cui si basa il nostro servizio. Qui, chiunque, deve sentirsi come a casa” – ci racconta Campajola. Una missione che si ritrova puntualmente a ogni dettaglio, perché “La caffettiera è uno strumento per che ci riporta alle nostre origini, a quel momento in cui in ogni famiglia il caffè veniva fatto al momento”. Un oggetto che ci fa venire in mente i ricordi passati, ora da condividere tra le poltroncine di questo elegante salotto, davanti alla Cuccumella, la tradizionale caffettiera napoletana (nonché il simbolo del locale), al tavolino con tanto di cuppetiello per coprirne il beccuccio e preservarne l’aroma.
“Per noi è importante sapere cosa pensa il cliente del suo caffè ed è per questo che ci teniamo a far conoscere le nostre miscele. Abbiamo il piacere di portare il consumatore alla scoperta del momento del caffè: per questo offriamo un’ampia selezione e cerchiamo di far capire che il caffè non è soltanto il momento in cui viene consumato, ma è una vera e propria esperienza. Abbiamo notato che si crea un fenomeno di apprezzamento anche di fronte alle miscele più diverse”. Tra le tante proposte e le declinazioni del caffè, dalla colazione all’aperitivo, per assaporare il vero rito al Gran Caffè La Caffettiera si consiglia il caffè della caffettiera napoletana preparata con la miscela sostenibile Lavazza La Reserva de ¡Tierra! Brasile Extra Intenso. “Recuperare una tradizione antica, quella del caffè preparato con la caffettiera, è il nostro modo di preservare un rito che richiede cura e devozione, che fa parte della nostra città e della nostra storia” specifica il proprietario.
La stessa miscela è protagonista di un dolce curioso come il Babamisù: “una ricetta di tiramisù speciale – ci spiega Guglielmo – che non ha il savoiardo, ma il classico babà, in questo caso non aromatizzato al rum: per questo motivo un caffè intenso si adatta così bene”. Non mancano i dolci tipici della tradizione come le sfogliatelle, naturalmente da abbinare al caffè, magari dal profumo intenso come Lavazza La Reserva de ¡Tierra! Colombia. D’altra parte, “Un napoletano che beve il caffè senza prendere una sfogliatella, probabilmente non è un vero napoletano”, sempre a detta di Campajola.
Un nuovo modo di bere il caffè
Entrando nel locale si notano caffettiere e macinini di ogni epoca tra gli arredi rétro, la piccola torrefazione, un bancone dove passano clienti storici o turisti di passaggio, perlopiù stranieri, in continuo aumento. “Sono proprio loro a darci un segnale di cambiamento. Sono sempre di più, ad esempio, le richieste di colazione salata, perché siamo in un’epoca sempre più internazionale”. Dove però si cerca di mantenere forte il senso della tradizione. Continua Guglielmo: “Al banco c’è l’immediatezza del consumo del caffè, la sua fragranza viene subito apprezzata, ma io sono convinto che il caffè sia un momento di meditazione. Per questo andrebbe sollecitato un consumo al tavolo, dove riuscire ad andare oltre al banale e semplice consumo e a vivere il caffè come un momento di meditazione. Piano piano ci stiamo riuscendo e stiamo facendo apprezzare anche ai turisti stranieri il senso del caffè come esperienza da condividere in ogni momento della giornata”. Anche dopo quell’oretta di pranzo dopo mangiato, per tornare a Eduardo.